FUORICLASSE

Giovedì 14 ottobre 2021

LA CORPOREITÀ MANCATA

FUORICLASSE è un’azione del progetto La parola che cura mirata a rinsaldare il dialogo tra scuola, famiglia e territorio.

Gli incontri affrontano tematiche relative al benessere globale
della persona, analizzando i bisogni e risorse per elaborare insieme soluzioni per far rete intorno alla crescita e all’educazione dei ragazzi.
Le conversazioni prevedono un momento artistico e performativo, che stimoli la riflessione suscitando emozioni, e una parte più analitica in cui relatori ed esperti sviluppano temi e
dinamiche da vari punti di vista con lo scopo di suscitare un confronto con i genitori.
La tematica di ottobre è “La corporeità mancata”. L’incontro conclude e apre il percorso di supporto psicologico e prevenzione al bullismo e cyberbullismo attivato dalla scuola e si rivolgono alle famiglie e agli alunni della scuola secondaria di primo grado e delle classi quinte della scuola primaria.

Video voci classe terza B

Video ASSENZA

“ASSENZA” Video danza realizzato durante la seconda chiusura delle scuole (marzo 2021) con Didattica a Distanza. Nella presentazione il video è stato preceduto dalle voci degli allievi (“Se il tuo corpo potesse parlare…”) e seguito da una danza eseguita dal vivo da Genny Ceresani.

Un corpo attraversa un atrio vuoto. Per solitudine, per nostalgia, sulla scia del ricordo. Immagini di altri corpi, presenze, si affastellano e poi sfuggono. Il contatto resta solo un desiderio.

L’editing audiovideo è stato fatto con After Effect in licenza educational e senza ausilio di plug.in. I brani musicali sono di Debussy, nell’interpretazione storica di Arturo Benedetti Michelangeli.

Il video è stato presentato in agosto al DiVento festival organizzato dal Circolo Culturale Tullio Colsalvatico a Tolentino.

GENNY CERESANI

Il vuoto è principio di creatività. Nel vuoto l’essere umano è spinto a colmare, ad inventare, a compensare. Con tutte le sue forze migliori. 

Oggi il vuoto è solo distanza, lontananza. L’assenza genera un sentimento dolce: la nostalgia, il desiderio di tornare. Ma la nostalgia è viva solo se è visibile (anche solo nel cuore) la “casa”, la meta a cui tornare. 

Il corpo è dimora che quotidianamente accoglie sensazioni, immagini, emozioni e le tesse, le elabora facendone ricordi, creando legami. Tutto ciò lo riceve da altri corpi con cui entra in relazione, ma anche dai luoghi che attraversa, li trasforma e ne è trasformato. “Siamo carne e geografia” (Franco Lacecla) e ovunque andiamo lasciamo tracce di noi. Uno spazio vuoto in realtà non lo è mai. La danza diventa strumento di esplorazione e ricerca delle tracce lasciate dai corpi nello spazio che hanno attraversato, un istintivo colmare quell’horror vacui, una ricerca disperata di relazioni senza le quali ci sentiamo apolidi.


CLAUDIO NALLI

La danza di Genny è un pellegrinaggio nei luoghi dell’atrio alla ricerca dei suoi studenti. I suoi gesti e movimenti riescono a riportare il sacro in quel luogo. 

“L’Assenza”, la video-danza di Genny Ceresani, racconta non soltanto dell’assenza di corpi che si relazionano tra loro, che si toccano, si urtano, si aggruppano, formano schemi, diventano schermi, voci narranti ecc., ma, più in profondità, suggeriscono la potenziale scomparsa, in quei corpi (che non sono solo studenti), delle facoltà apofeniche, immaginative, intuitive, metaforiche, le sole capaci di vivificare le affordances dell’ambiente incarnandole giorno per giorno con infinite matrici operative. Le “emanazioni” della figura danzante principale, e la stessa figura dominante, con la loro gestualità armonica, evocativa, iconica ma priva di peso (anche se declinano tutte in una sorta di “statuaria” di tipo scultoreo che ha tanti riferimenti nell’iconografia occidentale), ricordano molto da vicino proprio gli angeli che tentano l’incarnazione terrena nel cult movie di Wenders: Il cielo sopra Berlino. Nello stesso film a un certo punto si parla di “mancanza”, una terminologia che deriva dall’psicanalisi lacaniana, la manque in francese. La mancanza è malinconia. La mancanza è Assenza di una pienezza di vita, di una pienezza di essere, di una volontà d’essere, della possibilità di costruire legami sicuri. 

Approfondimento https://ilvoltoveroeilvoltofinto.wordpress.com/2021/07/08/assenza/


ANTONELLA SALVUCCI

Attraverso lo sport i ragazzi imparano a cooperare per il raggiungimento di un obiettivo collettivo e si abituano a confrontarsi con i propri compagni, ma anche con membri di gruppi esterni. Tra gli ingredienti della crescita più compromessi in questo momento vi sono senz’altro la dimensione della corporeità e l’esperienza del contatto fisico, fondamentali sia per i più piccoli sia per gli adolescenti. Il nostro equilibrio e benessere dipende da una interazione dinamica tra tre dimensioni: mente, corpo e relazioni. In questo tempo, che ha fortemente impoverito le dimensioni del corpo e delle relazioni, tutto passa per la mente, chiamata a essere la principale risorsa per far fronte all’attuale complessità. Tuttavia, se si è nell’età evolutiva, la mente non può svolgere adeguatamente questa funzione, perché è ancora in formazione. E per la “costruzione” della mente è cruciale l’esperienza senso-motoria: esplorare il mondo, toccare, muoversi permettono a un giovane di apprendere quanto c’è fuori di lui, per poi farlo proprio con l’assimilazione e l’accomodazione, come sosteneva lo psicologo svizzero Jean Piaget.
La crescita dei bambini e degli adolescenti si è decorporeizzata:  fare tutto tenendo il corpo fermo, recluso, compresso. Le conseguenze sono pesanti, perché viene meno un elemento chiave per la crescita: la dimensione attiva-operativa dell’esplorazione. Non si può esplorare stando fermi. Inoltre, il corpo non è solo un contenitore, ma è un contenuto della crescita, dato che impariamo il mondo attraverso la prossimità fisica e la condivisione dei gesti nel quotidiano. Infine, il corpo è anche un grandissimo regolatore emotivo. Nell’età evolutiva noi siamo molto più emozione che ragione  

L’educazione fisica è l’unica disciplina con la quale i ragazzi avranno sempre a che fare per tutta la loro vita. Alcune materie dopo la scuola le abbandoneranno per sempre, il loro corpo li accompagnerà fino alla fine.

Video del gioco “Lancia e gira”

Video del gioco “Scettro in zona bianca”


LAURA BAIOCCO

In seguito ad accordi presi con la dirigente scolastica Dott.ssa Grazia Maria Cecconi, la Professoressa referente Sabrina Giansanti e la professoressa Genny Ceresani, sulla scia dell’analisi dei bisogni emersi negli anni precedenti durante la proficua collaborazione, è stato deciso di dirottare gli incontri nelle singole classi con l’obiettivo di lavorare sulle dinamiche relazionali per promuovere il benessere e sensibilizzare allo sperimentare relazioni positive tra ragazzi, diminuire il disagio e promuovere la cultura della buona educazione sia online (realtà che vede coinvolti i ragazzi anche conseguentemente al periodo di isolamento sociale legato alla pandemia) che offline.

Grazie ad una progettazione calibrata sulle esigenze dei ragazzi e dei docenti è stato stabilito un format integrato con il lavoro del corpo docente all’interno dei singoli gruppi classe che ha visto la realizzazione di 6 incontri svolti durante l’anno scolastico dal mese di Dicembre al mese di Giugno. A causa del periodo particolari alcuni incontri si sono svolti in modalità a distanza ma è stata preferita quando possibile a modalità in presenza.

L’iniziativa ha posto l’attenzione sul potenziamento delle abilità personali del ragazzo creando uno spazio relazionale in cui il gruppo classe  possa lavorare in un clima positivo e di confronto.

Nonostante la complessità del momento, la scuola è riuscita a costruire un’attività didattica fatta di strumenti molto diversi e sperimentali rendendo “normale” una misura fino ad ora considerata “eccezionale”. Nonostante ciò la DAD non può sostituire la relazione educativa vis à vis che è più ricca, più complessa e più feconda. 

Questo nuovo assetto ha reso necessario anche l’intervento psicologico allo scopo di offrire un contenitore emotivo per le molteplici dinamiche che hanno investito sia gli studenti che gli insegnanti.

Si è registrato un aumento da parte dei ragazzi dell’uso di strumenti tecnologici quali consolle per videogiochi e applicazioni volte alla socializzazione (whatsapp, instagram, Tiktok) e con questo un aumento di episodi di confronti verbali accesi, poco consapevoli e di difficile monitoraggio da parte degli adulti. Vista la situazione si è deciso di focalizzare gli incontri sulle tematiche riguardanti la buona educazione digitale, la promozione dell’empatia, della comunicazione efficace e del rispetto reciproco.

Tra il bisogno di sentirsi ammirati e la paura di non essere all’altezza delle aspettative il web favorisce una scarsa consapevolezza di sé a fronte di un valore proprio attribuito attraverso la riscossione di successo facile.

Compito di noi adulti è fornire, attraverso la presenza costante e l’esempio, gli strumenti necessari a muoversi in maniera consapevole nella vita reale e virtuale (che poi per i ragazzi “virtuale” non è, vista la pervasività nel quotidiano).

La paura non deve portare solo ad una reazione ma ad un cambiamento sostanziale e consapevole. Tra l’illusione del controllo e la forte attrazione compito di noi adulti è accompagnare i ragazzi a comprendere il valore del tempo (verso la scarsa tolleranza all’attesa e al tutto e subito) e a curare e consolidare i legami personali. 

La tecnologia coinvolge tutti ma i bisogni dei ragazzi sono sempre gli stessi: approvazione, riconoscimento, amore MA anche regole e limitazioni.

Le regole ci aiutano ad interiorizzare che nella vita esistono un “prima ed un dopo”, è fondamentale imparare dai propri errori e dalle frustrazioni (dall’analogico al digitale).

Accompagnare i ragazzi in questo processo evolutivo non demonizzando la tecnologia ma conoscendola, facendo rete ed incuriosendosi insieme a loro è un importante fattore di protezione nella crescita e nel benessere psicofisico dei giovani.